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  operazioni mirate alla sicurezza. Questa azione ricorda molto le attività che venivano fatte dai Monti dei Pegni, di non lontana memoria, dove venivano portati i gioielli di fa- miglia quando la famiglia era in crisi di liquidità. Essi però non sono stati sufficienti a colmare il gap deficitario e non hanno protetto la famiglia dal fallimento. E, per rimanere più vicini ai nostri tempi, le conseguenze in termini di finanza pubblica e di asset efficienti potrebbero risultare disa- strose, anche nei confronti dei citta- dini italiani e non che utilizzano il treno, simili a quelle che visse la
Gran Bretagna negli anni ’90.
In tutto questo discutere, ci si chiede: “Dove stanno i dirigenti del Gruppo? Sono forse assenti, perché impegnati nel contingente, senza preoccuparsi del futuro? Dove sono?” La risposta che ci si aspetta e che sarebbe doveroso dare in questo momento così topico la leggo su un numero di Ferrovie&Servizi (4/2015, pag. 2) che contiene affer- mazioni sacrosante e attualissime,
che faccio mie e propongo.
“La Segreteria del nostro sinda-
cato, allargata ad alcuni colleghi in-
vitati dal Segretario Generale [... omissis] si è riunita per approfondire alcuni temi che nell’immediato o nel prossimo futuro potranno interes- sare in modo significativo la vita dei dirigenti del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. In particolare ci si è riuniti per studiare a fondo il pro- blema, estremamente attuale, della privatizzazione del Gruppo, un pro- blema sul quale i dirigenti – spina dorsale dell’azienda – devono e vo- gliono dare un contributo di idee, prima delle decisioni che verranno prese in proposito dal Governo”. (Roberto Martinez).
“I dirigenti ed i ferrovieri in primis storicamente sono stati alla testa dei processi di cambiamento della pro- pria azienda. [...] Niente quindi re- sistenza al cambiamento, ma giusta e doverosa attenzione per le moda- lità con cui questo avviene. Le espe- rienze fatte in Italia nel campo delle privatizzazioni ed in particolare in Inghilterra con le ferrovie di quel Paese, già da sole consigliano pru- denza se non diffidenza”. (Nicola To- sto).
“Nel turbine delle soluzioni che vengono prospettate, occorre orien-
tarsi avendo come bussola le ragion d’essere di Assidifer che tutela i suoi associati, ma tutela anche l’Azienda come entità industriale di prim’ordine nel Paese, grazie anche ai suoi di- rigenti”. (Giovanni Gualario).
“Nell’attuale contesto assume particolare significato il forte intreccio tra l’azione di Assifdifer ed il ruolo politico ed il supporto organizzativo di Federmanager”. (Mario Miniaci).
Organizziamoci dunque coinvol- gendo Federmanager. La privatiz- zazione potrà cambiare molto del- l’assetto attuale del Gruppo e i dirigenti come forza portante delle diverse società che lo compongono non possono essere assenti in un momento così importante per il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. E non possono nemmeno attendere di muoversi solo a cascata. Atten- dere le decisioni del Governo e poi muoversi è pericoloso e non serve. Bisogna muoversi d’anticipo, prima che la cosa precipiti. Tenendo pre- sente il saggio detto, sempre attuale: ‘È meglio prevenire, guardando alto, che curare’.
Eleonora Ceschin





















































































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