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Privatizzare, svendendo
Dove sono i dirigenti del Gruppo FS Italiane?
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  Èriapparsa decisa, la neces- sità di privatizzare, cioè vendere tutto o buona
parte delle imprese che compon- gono la costellazione del Gruppo FS Italiane. Oppure di parte di esse: quelle più appetibili e che permette- rebbero di fare più cassa. Cioè Tre- nitalia, che però vale relativamente poco se non è associata a RFI.
Ora più che mai il Governo ha necessità di fare cassa per ridurre il debito pubblico, pena il fallimento, o meglio il default già del bilancio 2024. La vendita dei pezzi più ap- petibili del Gruppo FS Italiane per- metterebbe al Governo, a grandi li- nee, di incassare 30 miliardi di euro spalmati su tre anni.
Ammesso e non concesso che questo sia possibile realizzarlo in modo serio e obiettivo senza sven- dere, e in tempi più o meno brevi che cosa significherebbe per il Gruppo FS Italiane la cessione di Trenitalia e di RFI? E per i cittadini che utilizzano il treno, che cosa si- gnificherebbe?
Non è questa la sede per effet- tuare con precisione scientifica il cal- colo di convenienza economica che emergerebbe dall’analisi dei pro e dei contro di una tale complessa operazione. Alcune considerazioni quali dirigenti del Gruppo abbiamo però il dovere di farle e anche di ap- profondirle.
Da un punto di vita economico significherebbe lo svuotamento e la privazione del Gruppo dei suoi prin- cipali mezzi di produzione e di so- stentamento: RFI produce le tracce e Trenitalia realizza il trasporto. At- tualmente le attività delle diverse so- cietà nell’ambito del Gruppo sono complementari e integrative una con l’altra, traggono valore una dall’altra e conferiscono valore all’intero Gruppo. Il Gruppo ha senso e valore nella sua completezza.
Un piccolo esempio: Ci stiamo accorgendo ora del danno che è stato fatto al Gruppo e ai clienti, pas- seggeri e merci, la vendita dei ter- reni e delle superfici attigui e pro- spicenti alle stazioni che venivano
utilizzati come sale d’attesa o, nel caso delle merci, parcheggio tem- poraneo dei mezzi di trasporto pri- vati, funzionali al trasporto ferrovia- rio. Il Gruppo stesso non sarebbe più sostenibile con la vendita di que- sti preziosi e redditizi mezzi di pro- duzione. Mentre sul mercato esi- stono grandi fondi internazionali con ingenti risorse da investire in attività infrastrutturali, che offrono prospet- tive di rendimento molto stabili, quali la ferrovia nella sua completezza. In questo modo però, si metterebbe completamente in mano ai privati il trasporto che attualmente è realiz- zato con criteri economici e soste- nibili, che diventerebbe domani stesso uno strumento di business. L’ingresso di privati determinerà un cambiamento della visione strate- gica mirata ad aumentare la remu- nerazione dell’investimento. Questi investitori, mirando al massimo gua- dagno rivedrebbero ovviamente l’or- ganizzazione interna aziendale, ri- ducendo l’organico e riducendo al minimo indispensabile le azioni e
























































































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