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  era quella di un corpo assestato,
oggi il ceto medio sembra confron-
tarsi sempre più con una condizione
di disagio e polarizzazione sociale
[...]. Lungi dall’essere solo un in-
sieme informe e passivo, il ceto me-
dio può frapporre pesanti ostacoli,
oppure offrire risorse fondamentali,
alla costruzione di una società ca-
pace di sviluppo ed equità. È qui che
si gioca la possibilità di una demo-
crazia sana, ed è qui che possono
maturare minacciose derive reazio-
narie, come già altre volte in pas-
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Giuseppe De Rita (sociologo, fondatore del Censis, Centro Studi Investimenti Sociali) segnalava, in- tanto, la prospettiva su cui si stava incamminando il nostro Paese.
Diceva che il ceto medio italiano sebbene avesse subito “il colpo du- rissimo dell’introduzione dell’euro (in pratica, un dimezzamento del va- lore reale della moneta)”, si era poi rialzato. Purtroppo – aggiungeva – da quindici anni l’Italia aveva smesso di crescere. Ed era “l’unico Paese industrializzato che nello stesso arco di tempo [aveva, n.d.r.] visto diminuire la produttività”. Di conseguenza, osservava: “L’impo- verimento è vissuto piuttosto come
paura e incertezza sul futuro dei pro-
pri figli, che potrebbero vedere re-
gredire gli standard di vita conqui-
stati dai genitori. E fare così un
passo indietro rispetto a decenni di
crescita costante, alla rete di coper-
tura del welfare, alla certezza del la-
voro attraverso le garanzie del posto
fisso. Da qui l’insicurezza, e lo spae-
– si legge – lo specchio della società
e ne riflettono trasformazioni e orien-
tamenti”. Sulla base di questi para-
metri “Si assiste [...] ad uno scivo-
lamento verso il basso della classe
media, che da medio-alta si fa media
e da media diventa medio-bassa: il
prossimo scalino, se non interver-
ranno efficaci misure a sostegno del
sato”.
samento”.
Istituti di ricerca in materie eco-
nomiche e sociali stanno fornendo continuamente, in questi anni, studi corredati da puntuali informazioni numeriche ed elaborati grafici. Nelle Considerazioni generali della 55esima edizione del Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2021 del Censis (FrancoAngeli, 2021) tro- viamo il richiamo alle continue crisi ed emergenze attraversate dalla so- cietà italiana; e l’avvertenza che “Senza una coscienza collettiva, co- scienza di coscienze, capace di guardare dall’alto e lontano quel che la società chiede o attua, senza un’unitarietà di approccio agli inve- stimenti sociali, senza immaginare una politica di sviluppo, il Paese ri- mane prigioniero delle sue fragilità”. Considerazioni riprese nel Quinto Rapporto Auditel-Censis (2022) sui consumi mediatici. “Sono i consumi
reddito, sarà la povertà”.
Ancora un progressivo logora-
mento, se l’1 dicembre 2023, nel
57esimo Rapporto sulla situazione
sociale del Paese il Censis, descrive
l’Italia come un Paese di “sonnam-
buli: ciechi dinanzi ai presagi”. Fe-
nomeno non “imputabile solo alle
classi dirigenti: è un fenomeno dif-
fuso nella «maggioranza silenziosa»
degli italiani. Resi più fragili dal di-
sarmo identitario e politico, al punto
che il 56,0% (il 61,4% tra i giovani)
è convinto di contare poco nella so-
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moniti che avrebbero dovuto indurre la politica a una riconsiderazione storica di eventi sopravvenuti negli ultimi 30/40 anni (cambiamenti strut- turali dell’economia, globalizzazione, crisi economiche, innovazioni tec- nologhe, deficit demografico, ecce- tera); e disporre, quindi, un’ampia
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cietà”.
Descrizioni spesso ricorrenti, e








































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