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  siamo fare di più, allentando il freno appena un poco. Possiamo e dob- biamo investire sulle risorse almeno in tre modi. Il primo investimento da attuare con estrema urgenza è l’as- sunzione di più personale. Il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane nello scenario internazionale appare for- temente sottodimensionato. SNCF ha nel paragone ben 270mila di- pendenti, Deutsche Bahn addirittura 338mila, ma pur tralasciando le Fer- rovie russe che ne hanno ancora oltre 700mila di dipendenti, anche le ferrovie che gestiscono territori paragonabili a una sola nostra gran- de regione, ovvero le ferrovie au- striache o svizzere, ebbene queste contano rispettivamente 45mila e 34mila dipendenti. Non meraviglia il diverso approccio e le diverse ca- pacità gestionali di queste ferrovie piccole, ma non troppo. Affrontare le esigenze di una società sempre più orientata giustamente al traspor- to collettivo, con nuovi treni in arrivo e molto da fare sotto il profilo infra- strutturale (PNRR e non solo) non può essere una battaglia da com- battere con la sola truppa attuale gestita da generali frastornati e cir- condati.
In secondo luogo bisogna inve-
stire sugli strumenti in uso al per- sonale per muoversi al meglio, più velocemente e più flessibilmente. Qui si intendono gli strumenti fisici a supporto del lavoro, quali i com- puter, le reti, le strumentazioni e le attrezzature all’avanguardia, gli am- bienti di lavoro e altro ancora, ma anche gli strumenti intellettivi e or- ganizzativi, quelli che attengono alla formazione, alla creazione di positivi momenti di condivisione trasversale interni ed esterni all’azienda per mi- gliorare il know how o anche solo mantenerlo, una maggiore serenità di interazione, organizzazioni più coerenti ai bisogni dell’azienda e del mercato, e tanto tanto altro.
In terzo luogo poi bisogna inve- stire sotto un profilo economico nelle risorse pregiate, quelle che possono fare la differenza verso la concor- renza, sia di settore, sia sul mercato del lavoro. Remunerare adeguata- mente le nostre persone, a partire da quelle che effettivamente danno costanza di rapporto e attaccamento all’azienda, portano soluzioni e in- novazione, si spremono e si donano ogni giorno per fare quanto neces- sita, può fare la differenza, perché mai come oggi servono le persone che non solo ci credono, ma che
hanno competenze fondamentali, che lavorano con passione e che possono anche trasferire alle nuove generazioni questi valori e tutte le loro conoscenze acquisite nel tem- po. Insomma anche qua il ben- chmark col mercato esterno ci vede fortemente perdenti e dobbiamo cor- rere ai ripari.
Poi a compendio di tutto ciò ci vuole maggiore fiducia e migliori si- nergie tra strutture, che discende ovviamente anche dai tre elementi suesposti. Persone più soddisfatte che non buttano continuamente l’oc- chio su altre aziende, che credono in un progetto comune e che sono convinte di poterlo raggiungere per- ché glielo permettono soprattutto gli strumenti e le leve disponibili in azienda, pur mantenendo anche una certa qualità di vita personale e famigliare, quelle persone e solo quelle persone fanno il successo dell’azienda. Di certo non persone col freno tirato appunto, che dor- mono poco o male, che corrono a destra e sinistra a volte inutilmente e con strumenti inefficaci oltre che con truppe insufficienti. Vale la pena di ragionarci, credo.
Roger Hopfinger



























































































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