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 Un garantismo per ogni stagione
La cronaca re- cente ha ripro- posto alla no-
stra attenzione una questione non nuova nella nostra lunga esperienza aziendale e sindacale, in analogia con quanto spesso av- viene nella vita civile del nostro Paese: inda- gini giudiziarie che coinvolgono colleghi spesso anche in posi- zioni di rilievo e provo- cano una reazione aziendale fortemente impattante sul vissuto delle persone interes- sate.
Eventi del genere,
per ruoli riconducibili
alla gestione di appalti
e somme considerevoli
di denaro, non sono da
escludere durante una carriera e sono parte di quei rischi gestionali che qualunque dirigente, dotato di un minimo di consapevolezza, deve mettere nel conto ed essere pronto a gestire, possibilmente in termini di prevenzione.
Questo è vero nella stragrande maggioranza dei casi anche se non sono da escludere aprioristicamente comportamenti consapevolmente orientati all’ottenimento di vantaggi personali nell’esercizio delle proprie funzioni.
Diversi sono i motivi che espon- gono i dirigenti al rischio di coinvol- gimento in indagini giudiziarie, pos- siamo elencarne alcuni, premetten- do che l’elenco non è senza dubbio da ritenersi esaustivo.
Innanzi tutto il campo in cui si esercita la funzione dirigenziale, sia esso l’esercizio ferroviario, che per sua natura espone chi lo “maneggia” ai rischi connessi alle responsabilità derivanti, oppure la gestione degli appalti resa complessa da una legi- slazione che spesso si presta a in- terpretazioni contraddittorie e a volte espressa in articolati di legge di non facile comprensione, la funzione da-
toriale esercitata in ambienti rischiosi per i lavoratori e con una giurispru- denza che tende a “guardare” in alto nella gerarchia aziendale alla ricerca delle responsabilità “di sistema”, non ultima la legislazione in materia am- bientale e l’opacità che di frequente avvolge l’ultimo anello della catena della gestione dei rifiuti.
Altro motivo può ritrovarsi nella ripartizione delle responsabilità su processi correlati che, pure corret- tamente pensata per evitare accu- muli di potere e discrezionalità, spesso risulta un ostacolo alla pre- cisa individuazione delle responsa- bilità e induce gli inquirenti ad allar- gare il campo di indagine con la tentazione di operare “a strascico”.
Infine un costume nazionale di relazioni non codificate fra politica, mondo imprenditoriale e forme di lobbismo non regolamentate.
In questo ambito, così somma- riamente rappresentato, ma quanto basta per delinearne la complessità, la possibilità di ritrovarsi coinvolti in indagini giudiziarie è concreta per buona parte dei colleghi, né basta a evitare questo rischio un costume personale di rigore; lo stesso con-
cetto di “interesse personale”, spesso dirimente nell’attribuzione della responsabilità, risulta piuttosto elastico potendosi estendere, al di là della mera elargizione di pre- bende e favori, anche all’MBO (Ma- nagement by Objective) connesso al raggiungimento degli obiettivi aziendali o alla determinazione di acquisire ruoli di maggiori respon- sabilità in Azienda.
Quando l’indagine emerge dalla sua fase nascosta e produce prov- vedimenti a carico degli indagati sorge un problema di “postura” delle organizzazioni a cui gli indagati ap- partengono: l’Azienda e il Sindacato.
L’Azienda nel corso degli anni ha ormai acquisito protocolli per l’applicazione delle forme di assi- stenza legale garantite ai dirigenti, o in altri casi di provvedimenti a ca- rico dei dirigenti, intesi a proteggerla (a chiudere le paratie stagne come fa una nave nel cui scafo si è aperta una falla). Il nostro Sindacato invece non sembra ancora aver stabilito cosa fare in questi casi, esponen- dosi a critiche non del tutto immoti- vate da parte degli iscritti più sen- sibili al problema e preferendo un
 














































































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